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Cosa è la pajata?

Una delle domande più frequenti se si parla di cucina romana è, cosa è la Pajata?

A Roma appena dici Pajata tutti pensano alla citazione di Alberto Sordi nel film il Marchese del Grillo, ma a quel punto potrebbe passare la voglia di provarla, e sarebbe un vero peccato; infatti anche se in parte può essere giusta la definizione per il periodo storico in cui è ambientato il film, è un piatto che almeno una volta va provato e soprattutto oggi con tutti i controlli sia ha la sicurezza di un prodotto di qualità.

Con il termine Pajata si identifica l’intestino tenue del vitellino da latte che normalmente viene chiamata duodeno e che contiene il chimo, una sostanza molto gustosa. Si tratta del latte presente in quel tratto di intestino, e per questo quella considerata “vera” è solo dell’animale piccolo che si è nutrito solo di latte materno, così non ci saranno contaminazioni. E’ sicuramente uno dei piatti più famosi del quinto quarto, ovvero le frattaglie dell’animale. Dopo aver lavato il grasso che riveste il pacchetto intestinale e aver selezionato e spellato la parte del tenue, c’è un controllo attento. Il colore deve essere biancastro, come un latte cagliato o una ricottina. Se è aranciato o verde, bisogna eliminare quella parte. Il sapore deve essere ricco, avere dei richiami erbacei, questo dipende molto anche dall’alimentazione dell’animale. Se, come spesso purtroppo accade, gli animali sono alimentati con latte in polvere, il sapore è meno saporito; infatti gli animali al pascolo producono un latte molto ricco di aromi e richiami vegetali, e così come li ritroviamo nei formaggi a latte crudo, così arrivano fino alla pajata. Se non ti va di pulirla in autonomia, puoi scegliere di fartelo comodamente pulire dal macellaio. La preparazione classica prevede la pajata accompagnata col sugo e la pasta, i rigatoni, ma può essere consumata anche come secondo piatto cucinata al forno, in umido, o alla brace. Noi la prepariamo a forma di caramelle, utilizzando lo stesso intestino come chiusura del nodino di pajata, ma c’è chi la chiude anche a ciambella, sempre usando parte dell’intestino o il classico filo da cucina. Durante la cottura è normale che alcuni nodini possano rompersi e questo non farà altro che arricchire il gusto del sugo.

Curiosità:

Se per ogni primo piatto romano ognuno ha la sua preferenza o convinzione sul formato giusto (spaghetti, bucatini, tonnarelli, tagliolini, tagliatelle, mezze maniche….). La Pajata è l’unico primo piatto che mette tutti d’accordo sul formato di pasta, ovvero i rigatoni.

A questo punto se vuoi assaggiarla puoi ordinarla direttamente da noi già pronta o anche il nostro kit cucina tu, completo di rigatoni pecorino e il sugo già pronto con i suoi nodini, altrimenti anche solo il barattolino col sugo. per farlo clicca qui.

Altrimenti segui le indicazioni de er coco Claudio con la sua ricetta e anche il video, cliccando qui.

Matriciana o Amatriciana ?

C’è una differenza tra Matriciana e Amatriciana?

Tanti leggono Matriciana e pensano che ci sia un errore, o che sia un modo dire romanesco, perché dovremmo scrivere Amatriciana; invece è proprio voluto perché praticamente sono due piatti molto simili ma diversi.

Tralasciando il discorso che il comune di Amatrice da anni ha realizzato un disciplinare che ha portato, proprio nel 2020, la Amatriciana ad avere la denominazione STG, Specialità Tradizionale Garantita che quindi prevede che si possa chiamare Amatriciana tradizionale solo se si usano determinati ingredienti tra cui , guanciale di tipo Amatriciano  e pecorino di tipo Amatriciano o Pecorino Romano DOP del Lazio. Anche non potendo (oggi più che mai) riuscire ad avere tutti gli ingredienti da disciplinare, comunque nell’Amatriciana non va mai
usata la cipolla.

Noi, ma anche tanti altri come noi, che invece di tradizione di famiglia, usiamo la cipolla, da sempre la chiamiamo Matriciana, e praticamente è una ricetta leggermente diversa.

C’è anche una storia sul fatto che sembra che in passato i pescatori del Tevere erano soliti consumare una pietanza a base di guanciale e pecorino, che era chiamata matriciana, un nome che deriva dalla ‘matrice’ che non è altro che il timbro che veniva impresso sul muso del maiale

Quando abbiamo aperto l’osteria abbiamo deciso di usare questo nome, proprio per non offendere gli abitanti di Amatrice (e dopo tutto quello che è successo, oggi ne siamo ancora più contenti), un pò come il nostro Tiramisol che è una variante di tiramisù e quindi con un altro nome.

Anche sul formato di pasta, non è vero che è per forza bucatino, ma anche spaghetto e per noi in osteria è tagliatella.

Per concludere, lo sapete che indipendentemente come la scriviate Matriciana o Amatriciana, è una pasta che deriva dalla Gricia, ovvero è una delle 50 sfumature di Gricia…eddaje!

E se vuoi farla a casa ecco la ricetta de #ercococlaudio

 

Dove mangiare le lumache a Roma

Spesso ci si chiede dove poter mangiare le lumache a Roma, e ormai i posti sono rimasti veramente pochi. Noi in Osteria La Sol Fa le facciamo spesso durante l’anno e soprattutto nel mese di giugno e specialmente il 24 che è San Giovanni.

La festa de San Giovanni era una de le più sentite dar popolo romano di quella che ormai è una Roma sparita; coincideva coll’entrata dell’estate, la notte più breve dell’anno. Tutte le leggende si basano su questo evento considerato magico e sacro nelle tradizioni precristiane ed ancora oggi viene celebrato dalla religiosità popolare con una festa. La notte delle streghe. Secondo le tradizioni popolari, si credeva che le streghe in quella notte magica si dessero appuntamento nei pressi della basilica per un grande Sabba e andassero in giro per la città a catturare le anime. Le streghe venivano chiamate a raccolta dai fantasmi di Erodiade e Salomè, dannate per aver causato la decapitazione di san Giovanni. I romani, allora, per rischiarare il buio e tenere lontane le streghe, accendevano tra Santa Croce in Gerusalemme e la Basilica lateranense i “fuochi di San Giovanni”, suonando campanelli e campanacci e agitando scope e sperando di veder volare nel buio le ammalianti megere.

Oltre a rendere omaggio ar santo, se ballava, se cantava e soprattutto se facevano grandi abbuffate.

Un rito fondamentale della festa voleva che tutte le persone che durante l’anno avevano avuto tra loro litigi e discordie si ritrovavano insieme per riconciliarsi e se magnavano le lumache ar sugo, o anche detta “ciumacata .
L’ingrediente principale erano le lumache, bastava una camminata pe’ campi, mezz’ora dopo che spioveva. Poi ce voleva la maestrìa dell’oste a trasformalle in un piatto da leccasse le mani. Er Coco Claudio ve regala la ricetta che se tramannamo in famija.

Ciumacata

Ciumacata!

Già in questi giorni proponiamo le #lumache alla romana, #piattotipico di #sangiovanni e specialmente il #24giugno
Quest’anno in più rispetto agli anni passati, oltre a gustarle da noi in #osteria è possibile ordinarle sia per #asporto che con #consegnaadomicilio
Se non le hai mai provate devi rimediare…
Prenotazioni 067027996
Ordini www.osterialasolfa.it

Daje piano!

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La pasta alla Gricia e la sua storia

Ci sono poi molte teorie sulla nascita della pasta alla Gricia (o Griscia ). La maggior parte la vede in guerra eterna tra  Grisciano e Amatrice, infatti spesso è definita come Amatriciana in bianco. Per altri il termine risale alla roma del ‘400 dove “Gricio” era l’appellativo con cui venivano indicati i panettieri, infatti “griscium” veniva utilizzato anche con particolare riferimento allo “spolverino” o “sacchetto” grigio che costituiva una sorta di divisa. L’appellativo Gricio, oltre al senso positivo del riferimento regionale, rapidamente assunse anche un altro significato dispregiativo, equivalente a burino, per indicare un uomo malvestito e di modi grossolani: i panettieri erano infatti soliti vestire in maniera alquanto trascurata sotto lo spolverino, in particolar modo durante il periodo estivo.

Per noi la pasta alla Gricia è la base di tutti i primi romani, ovvero al di là delle varie storie, siamo convinti che sia la prima pasta usata dai pastori che spostandosi con il loro gregge, portavano con loro pasta, guanciale, pecorino e pepe. Tutte le altre paste romane Matriciana, Cacio e Pepe, Carbonara non sono altro che delle varianti di gricia, e infatti noi ci divertiamo anche durante l’anno a modificarla con le nostre 50 sfumature di gricia.

Ed ecco la nostra ricetta:

 

 

Differenza tra abbacchio ed agnello

Abbacchio è il termine dialettale utilizzato per indicare l’agnello da latte (il piccolo della pecora) che viene macellato entro le prime 8 settimana di vita, o comunque che non superi i 7 kg di peso, e che sia stato nutrito solo da latte materno. Il termine deriva dal latino “baculus” che significa bastone ed indica il pezzo di legno al quale l’animale veniva legato durante il pascolo e con cui veniva poi ucciso. Da questo deriva anche il termine “abbacchiato” per indicare quando una persona è affranta o particolarmente giù di morale. I modi per cucinarlo sono molteplici, dalla foto che presentiamo ovvero alla cacciatora, alle costine alla scottadito, alla romana. E comunque è sempre bbono!

Speriamo che non piove

Sperando che non piova oggi in più a pranzo vi proponiamo cous cous con fichi bufala e pancetta affumicata, crostini alla pizzaiola e i classici della cucina romana come Matriciana, Spezzatino di vitella alla cacciatora….

#DAJE

Da domani se ricomincia

Da domani semo ufficialmente aperti, se riparte… pronti co’ le forchette in mano!

#DAJE … a domani!

Ultimo giorno…poi se salutamo!

Oggi ultimo giorno…poi se ribeccamo il 30 Agosto! Oggi ce stanno li gnocchi con il condimento come ve pare a voi…e poi tutto il resto!

Buone vacanze… #DAJE