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primo maggio fave e pecorino

Perché il primo maggio è usanza mangiare fave e pecorino ?

Sembra che i romani cominciarono ad utilizzare le fave per celebrare la dea Flora, protettrice della natura in fiore e della rinascita.
Nella tradizionale festa comparve il lancio dei baccelli delle fave per augurare fortuna e ricchezza. Da questa usanza nacque un’altra credenza popolare. Si cominciò a considerare di buon auspicio trovare 7 semi invece di 6 nello stesso baccello.

Per il loro alto contenuto in fibre, proteine e sali, le fave sono diventate un alimento irrinunciabile per le classi medio – basse. I “poveri” le hanno inserite nelle ricette della tradizione culinaria romana, associandole ad un’altra prelibatezza regionale, il pecorino romano. La sua lunga conservazione e l’elevato apporto nutritivo, unito a grande digeribilità, ne hanno fatto un elemento importante nella dieta dei legionari.

Insieme alle fave, assicura la giusta energia per godere delle giornate di festa.

Tante sono le ricette legate a questo alimento.

Marco Gavio Apicio, gastronomo e cuoco del tempo di Tiberio, nel suo monumentale De Re Coquinaria (un vero e proprio manuale di cucina del tempo dei Cesari) ne racconta una gustosa preparazione nella quale le fave vengono lessate, profumate con pepe, coriandolo, cumino, finocchietto e quindi stemperate con vino e garum (la salsa per eccellenza, molto vicina alla nostra colatura di alici)

La Gricia con #cremadifave è la ricetta de #ercococlaudio 👨‍🍳 per omaggiare la tradizione di #faveepecorino 😋 provala:

Daje

Panna cotta CACIO E PEPE

Per 4 porzioni

 

Ingredienti:

250 ml panna fresca

180ml di latte

90 gr di zucchero

90 gr di pecorino grattugiato

6 gr di colla di pesce

100 gr cioccolato fondente

2/3 cucchiaini di pepe nero (dose a gusto personale)

 

Er coco Claudio:

Mette la colla di pesce in ammollo in acqua fredda . In un tegame mette la panna, il latte e lo zucchero e li fa scaldare sul fuoco senza far bollire fino a quando si scioglie lo zucchero. Toglie dal fuoco e aggiunge il pecorino, e frulla in modo da sciogliere bene il pecorino. Strizza bene la colla di pesce, e l’aggiunge al composto fino al completo scioglimento. Versa in apposite coppette da 180ml e appena tiepide, lascia in frigo almeno 4 ore. Scioglie il cioccolato fondente a bagno maria aiutandosi con un goccio di latte, aggiunge il pepe a piacimento, mescola bene. Una volta raggiunta la temperatura ambiente lo usa come top per la panna cotta.

Daje

Se la rifai taggace @osterialasolfa

 

 

Giornata della carbonara

Oggi per festeggiare questo delizioso piatto, in attesa di riaprire vi regaliamo la nostra ricetta, con tanto di video:

Se provate a farla mandateci le foto o pubblicatele sui social con il nostro tag. Daje

Fave e Pecorino

Er primo maggio noi semo chiusi, anche perchè in zona c’è un bel macello! Ricordateve de magnà #fave e #pecorino; noi se rivedemo er 2 e sabbato de sicuro la Gricia con le fave! Daje

 

FAVE E PECORINO : PERCHÉ???

Fave e pecorino rappresenta la classica tradizione romana,  esportata ormai anche fuori dal Lazio. Le fave si consumano principalmente durante il mese di maggio, periodo della loro raccolta. Protagonisti della Festa dei Lavoratori del1° maggio sono le fave e il pecorino. Sono anzi diventate il simbolo delle scampagnate fuori porta con amici e parenti.

La tradizione della giornata di svago all’aria aperta risale agli antichi Romani, che celebravano l’arrivo della primavera con un pranzo ricco di leccornie ma poco impegnativo, insieme ai propri cari,  per augurare felicità e prosperità.

Ma perché i nostri avi hanno scelto proprio questi due prodotti come simbolo della festa di primavera?

La presenza di fave nell’area del Mediterraneo è attestata già in età Neolitica.  Ad esse si unirono superstizioni che le attribuivano un significato negativo (dal sito visitlazio.it)

LE FAVE – SIMBOLO DI MORTE

I Greci ne ritenevano forma e colore collegabili alla morte. Infatti il fiore bianco con macchie nere a forma di Tau rappresentava il principio della parola Tanatos, morte. Inoltre credevano che le anime dei defunti risalissero dall’oltretomba attraverso i gambi cavi.

Le fave rientravano anche in un mito legato a Cerere. Secondo la leggenda, la dea dell’agricoltura donò ad una città dell’Arcadia i semi di tutti i legumi, tranne quelli della fava. Addirittura,  in un’epigrafe del VI sec. a.C. rinvenuta a Rodi, se ne sconsigliava il consumo.

Sappiamo che, secondo Pitagora, il baccello rappresenta l’accesso al mondo dei morti e i semi della fava racchiudono le anime dei defunti. Da qui l’usanza ancora viva di mangiare le “fave dei morti” il 2 novembre, dolci preparati per onorarli.

La scarsa digeribilità della fava, un tempo ingerita senza privarla del baccello, spiega l’accezione negativa attribuitale da Plinio in epoca romana, che narra di incubi nei quali le divinità comunicavano i cattivi presagi. Per questo il sacerdote di Giove non poteva mangiarla né toccarla e il Pontefice Massimo non poteva nemmeno nominare le fave.

LE FAVE: SIMBOLO DI VITA

Si iniziò a dare un significato positivo alla fava quando le si attribuì un valore erotico ed afrodisiaco. Si “scoprì” una certa somiglianza tra i baccelli aperti e i genitali femminili, oltre che tra i semi e i genitali maschili.

In questa nuova veste positiva, le fave si utilizzarono per celebrare la dea Flora, protettrice della natura in fiore e della rinascita. Nella tradizionale festa comparve il lancio dei baccelli delle fave per augurare fortuna e ricchezza. Da questa usanza nacque un’altra credenza popolare. Si cominciò a considerare di buon auspicio trovare 7 semi invece di 6 nello stesso baccello.

Per il loro alto contenuto in fibre, proteine e sali, le fave sono diventate un alimento irrinunciabile per le classi medio – basse. I “poveri” le hanno inserite nelle ricette della tradizione culinaria romana, associandole ad un’altra prelibatezza regionale, il pecorino romano.

FAVE E PECORINO: L’INCONTRO

Le origini del pecorino si fanno risalire alla Roma Antica. La sua lunga conservazione e l’elevato apporto nutritivo, unito a grande digeribilità, ne hanno fatto un elemento importante nella dieta dei legionari.

E’ stato uno dei primi prodotti del Lazio ad ottenere il marchio DOP.

Insieme alle fave, assicura la giusta energia per godere delle giornate di festa.