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GRICIA COI CARCIOFI

Prefazione sul carciofo romanesco:

Questa sfumatura nasce dalla volontà innanzitutto di omaggiare Zio Candido, che da purista era l’unica eccezione accettabile per inquinare la sua Gricia.

Il carciofo romanesco IGP detto anche mammola o cimarolo, di forma sferica, molto compatto, un po’ schiacciato,  con caratteristico foro all’apice. Le dimensioni sono grandi, il colore va dal verde a violetto e le brattee esterne presentano sfumature color violetto. L’apice è arrotondato. È privo di spine, dolce e gradevole al palato.  Due le cultivar che attualmente vengono prodotte nel litorale di Ladispoli e Cerveteri: la “Castellammare”,  precoce (inizio gennaio) e la “Campagnano”, tardiva (inizio marzo). La zona di produzione comprende anche alcuni comuni di Latina e Viterbo. La raccolta avviene manualmente. Inizia a gennaio per protrarsi fino a maggio. Noi abbiamo scelto gennaio per dare il benvenuto a questa specialità di cui già al tempo dell’impero romano si trovano tracce sul suo uso in cucina. Infatti Apicio ci regala ben tre ricette con i carciofi, una con garum, olio e uova sode, un’altra con ruta, menta, finocchio, sedano, coriandolo, miele e l’immancabile garum  e un’altra particolarmente apprezzata dagli antichi romani, a base di carciofi lessi, pepe, cumino, olio e garum.

 

 

Ricetta per 4 persone

A pasta: 500gr tagliatelle fresche all’uovo
Er grasso: 200gr guanciale al pepe
Er cacio: 150gr di pecorino romano

A sfumatura: 3 carciofi romaneschi
Li connimenti: sale, pepe, olio

Er Coco:

Lava e pulisce i carciofi con la punta del coltello, eliminando il fogliame più esterno e successivamente il pelo interno, rifila il gambo lo taglia a pezzi  divide in spicchi i carciofi, mettendoli poi a bagno in acqua resa acidula da un limone spremuto.

 

Nel frattempo priva il guanciale della cotenna e del pepe in eccesso, poi lo taglia a fette di circa un centimetro e di nuovo a striscioline sempre di circa un centimetro. Le mette a cuocere in una padella antiaderente a fiamma bassa, finché non risultino ben dorate. A quel punto scola il guanciale dalla padella e lo mette su un foglio di carta assorbente, lasciando da parte la metà del grasso del guanciale e l’altra metà dentro la padella. A questo punto mette una pentola con abbondante acqua sul fuoco. Nella padella aggiunge un filo d’olio extra vergine d’oliva al grasso restante e mette a cuocere i carciofi ben sciacquati dall’acqua acidula, aggiunge un pizzico di sale e talvolta un pochino di acqua per evitare che si brucino; prosegue finche anch’essi non risultino cotti al cuore e belli dorati e croccanti al fogliame. Unisce la metà dei carciofi con la metà del guanciale e lascia insaporire per qualche minuto. Il resto dei carciofi li sistema insieme al restante guanciale sulla carta assorbente, in modo da lasciarli croccanti per decorare i piatti alla fine. Mette il sale nell’acqua oramai bollente e cuoce la pasta. Appena al dente la scola in un recipiente, trattenendo da parte un po’ di acqua di cottura, inizia a mantecare la pasta con il condimento di guanciale e carciofi, aiutandosi con il pecorino, il grasso del guanciale messo da parte e l’acqua di cottura per creare una bella cremina, una spolverata di pepe e poi divide nei piatti. Ultima la guarnizione con un po’ di condimento sopra ogni piatto, una spolverata di pecorino e una manciata di pepe…..Buon Appetito

 

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La pasta alla Gricia e la sua storia

Ci sono poi molte teorie sulla nascita della pasta alla Gricia (o Griscia ). La maggior parte la vede in guerra eterna tra  Grisciano e Amatrice, infatti spesso è definita come Amatriciana in bianco. Per altri il termine risale alla roma del ‘400 dove “Gricio” era l’appellativo con cui venivano indicati i panettieri, infatti “griscium” veniva utilizzato anche con particolare riferimento allo “spolverino” o “sacchetto” grigio che costituiva una sorta di divisa. L’appellativo Gricio, oltre al senso positivo del riferimento regionale, rapidamente assunse anche un altro significato dispregiativo, equivalente a burino, per indicare un uomo malvestito e di modi grossolani: i panettieri erano infatti soliti vestire in maniera alquanto trascurata sotto lo spolverino, in particolar modo durante il periodo estivo.

Per noi la pasta alla Gricia è la base di tutti i primi romani, ovvero al di là delle varie storie, siamo convinti che sia la prima pasta usata dai pastori che spostandosi con il loro gregge, portavano con loro pasta, guanciale, pecorino e pepe. Tutte le altre paste romane Matriciana, Cacio e Pepe, Carbonara non sono altro che delle varianti di gricia, e infatti noi ci divertiamo anche durante l’anno a modificarla con le nostre 50 sfumature di gricia.

Ed ecco la nostra ricetta:

 

 

Giornata della carbonara

Oggi per festeggiare questo delizioso piatto, in attesa di riaprire vi regaliamo la nostra ricetta, con tanto di video:

Se provate a farla mandateci le foto o pubblicatele sui social con il nostro tag. Daje

Gricia con Cavolo Nero e salsa all’Aglio rosso di Castelliri

La prima delle #50sfumaturedegricia de #ercococlaudio nata da un lavoro a 4 mani.
Poco tempo fa l’amico chef Luca Boselli della La Locanda dei 2, B&B e ristorante ci ha regalato questa idea, lui l’ha fatta e proposta con successo con la salsa di aglio nero; noi sempre per rispettare la regola che per ogni variante di gricia fatta vengono utilizzati i prodotti a #km0 della regione Lazio, abbiamo sostituito solo l’aglio, ed è sempre bbona, e cosi avete 2 varianti da assaggiare, la nostra e quella della Salsamenteria della Locanda dei 2. Grazie Luca, e questo dimostra che la vera cucina è scambio e amore! Daje

 

Polrpettone de er coco Claudio

Ricetta dell’Osteria La Sol Fa del Polpettone per circa 4 persone

300gr macinato misto vitella e vitellone

350gr pane raffermo ammollato in acqua

1 uovo intero

100gr parmigiano

1 cucchiaino di noce moscata

Sale

Olio

Pane grattugiato

Er Coco:

Impasta tutti gli ingredienti tranne olio e pane grattugiato fino ad ottenere un composto morbido e modellabile, su una placca da forno mette la carta da forno, adagia l’impasto dandogli la classica forma del polpettone, cosparge tutti i lati di pane grattugiato, bagna il polpettone con abbondante olio e mette in forno per 20 25 minuti a 200 gradi. Quanno è bello dorato, lo tira fori e lo lascia riposare, poi taglia a fette e propone con salse di accompagnamento. Bon appetito!!

 

il video è stato girato a casa durante il periodo del Covid19