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Giornata della carbonara

Oggi per festeggiare questo delizioso piatto, in attesa di riaprire vi regaliamo la nostra ricetta, con tanto di video:

Se provate a farla mandateci le foto o pubblicatele sui social con il nostro tag. Daje

Gricia con Cavolo Nero e salsa all’Aglio rosso di Castelliri

La prima delle #50sfumaturedegricia de #ercococlaudio nata da un lavoro a 4 mani.
Poco tempo fa l’amico chef Luca Boselli della La Locanda dei 2, B&B e ristorante ci ha regalato questa idea, lui l’ha fatta e proposta con successo con la salsa di aglio nero; noi sempre per rispettare la regola che per ogni variante di gricia fatta vengono utilizzati i prodotti a #km0 della regione Lazio, abbiamo sostituito solo l’aglio, ed è sempre bbona, e cosi avete 2 varianti da assaggiare, la nostra e quella della Salsamenteria della Locanda dei 2. Grazie Luca, e questo dimostra che la vera cucina è scambio e amore! Daje

 

Festa di San Giovanni e la Ciumacata, la zuppa di Lumache

La festa de San Giovanni era una de le più sentite dar popolo romano di quella che ormai è una Roma sparita; coincideva coll’entrata dell’estate, la notte più breve dell’anno. Tutte le leggende si basano su questo evento considerato magico e sacro nelle tradizioni precristiane ed ancora oggi viene celebrato dalla religiosità popolare con una festa. La notte delle streghe. Secondo le tradizioni popolari, si credeva che le streghe in quella notte magica si dessero appuntamento nei pressi della basilica per un grande Sabba e andassero in giro per la città a catturare le anime. Le streghe venivano chiamate a raccolta dai fantasmi di Erodiade e Salomè, dannate per aver causato la decapitazione di san Giovanni. I romani, allora, per rischiarare il buio e tenere lontane le streghe, accendevano tra Santa Croce in Gerusalemme e la Basilica lateranense i “fuochi di San Giovanni”, suonando campanelli e campanacci e agitando scope e sperando di veder volare nel buio le ammalianti megere.

Oltre a rendere omaggio ar santo, se ballava, se cantava e soprattutto se facevano grandi abbuffate.

Un rito fondamentale della festa voleva che tutte le persone che durante l’anno avevano avuto tra loro litigi e discordie si ritrovavano insieme per riconciliarsi e se magnavano le lumache ar sugo, o anche detta “ciumacata .
L’ingrediente principale erano le lumache, bastava una camminata pe’ campi, mezz’ora dopo che spioveva. Poi ce voleva la maestrìa dell’oste a trasformalle in un piatto da leccasse le mani. Er Coco Claudio ve regala la ricetta che se tramannamo in famija.

Ma perché a San Giovanni si mangiavano le lumache? Perché nell’antichità le corna non significavano tradimento coniugale ma discordia, non a caso sono divergenti: mangiandole, si eliminavano anche i dissidi che finivano nello stomaco insieme ad ogni rancore. L’origine del rito è forse un ricordo delle antiche Carisie o Grazie celebrate dagli antichi romani in onore della dea Concordia.

E in passato le vere protagoniste della festa erano proprio le donne, spesso vestite con abiti maschili che, in quanto colpevoli del martirio del santo, non potevano entrare nella basilica di San Giovanni e si fermavano davanti alla chiesa provocando gli uomini e chiedendo loro una “mancia”.

Pe’ esorcizzasse da la stregoneria se usavano le erbe intitolate ar Santo, aglio e cipolla in testa, che venivano vendute dalle bancarelle su la piazza; ce facevano proprio un corteo. Venivano giù dar Monte Cipollaro tutti in fila co ghirlande ar collo de aglio e de cipolla, e la festa cominciava.
Per non farle entrare in casa, fuori delle porte, prima di uscire a festeggiare, si metteva la scopa e il barattolo del sale, oppure due scope messe in croce..
E le comari di Roma sparita raccontavano che se la strega voleva entrare doveva prima contare tutti gli zeppi della scopa o i grani del sale. E se sbagliava doveva ricominciare da capo!!

Anche la croce era un elemento che spaventava le streghe, che in alternativa utilizzavano la cappa del camino.. e allora anche qui si faceva la croce con le molle e la paletta incrociate, oppure si otturava.

Dai racconti delle signore de zona, sembra che i bambini andassero in giro a cercare le lumache cantando:

«Esci esci, còrna; 

Fija de ’na donna,

Fija de Micchele,

Che tte do ppane e mmèle!».

La festa si concludeva con lo sparo del Cannone da Castel Sant’Angelo, che era il segnale di inizio della messa celebrata dal papa alla Basilica di San Giovanni, al termine della quale dalla loggia gettava monete d’oro e d’argento, scatenando così la folla presente.

(articolo scritto con spunti da internet e da racconti tramandati dalle signore di Santa Croce in Gerusalemme e San Giovanni)